October 09, 2007

NIRVANA: Unplugged In New York DVD

Finalmente sarà disponibile in DVD la registrazione dell'Unplugged dei Nirvana. La data di uscita è prevista il prossimo 19 novembre.

Image Hosted by ImageShack.us


Trailer ufficiale:




Questi i dettagli del DVD:

Tracce

* About A Girl
* Come As You Are
* Jesus Doesn't Want Me For A Sunbeam
* The Man Who Sold The World
* Pennyroyal Tea
* Dumb
* Polly
* On A Plain
* Something In The Way
* Plateau
* Oh Me
* Lake Of Fire
* All Apologies
* Where Did You Sleep Last Night

Extra

• VERSIONE ORIGINALE DI MTV
• DOCUMENTARIO BARE WITNESS
• DALLE PROVE DELL'UNPLUGGED:
1. Come As You Are
2. Polly
3. Plateau
4. Pennyroyal Tea
5. The Man Who Sold The World

DETTAGLI:
- schermo 1:85:1
- Dolby Digital Stero 5.1 DTS Surround.
- Sottotitoli in Inglese, Francese, Tedesco, Spagnolo e Portoghese
- Regione 0.
- Durata 102 minuti.

May 03, 2007

Benvenuti Nel Mondo Dei Nirvana

INTRODUZIONE*

Avete notato come le persone del rock indossino tutti T-shirts dei Ramones ora?
Da Eddie Vedder a Jessica Simpson ai Chili Peppers, tutta la generazione del Baby Gap, indossano un marchio di un gruppo morto come un simbolo di approvazione, ora è riconosciuto che i Ramones accettarono il loro status come Emarginati del Rock con vero stoicismo: come se sperassero che indossando quelle magliette potessero in qualche modo aiutare che le doti naturali dei Ramones per la musica si trasferissero. Speranza difficile. Se non lo sai ora, non lo saprai mai.
Nessuno di loro indossa una T-shirt dei Nirvana. Nemmeno uno.
Lasciando questo ai ragazzini – quelli di otto anni che non erano nemmeno nati quando c’era Kurt: i dodicenni disperati per l’approvazione dei coetanei e nutriti dalle lusinghe dei media commerciali: i quindicenni vandali che gironzolano nei centri delle città, annoiati dallo studio, spaventati di entrare nel mondo adulto. Capiscono come si ci sente non amati, confusi, incompresi, maltrattati da quelli in posizione di autorità che dicono solo che vi stanno aiutando. I ragazzini capiscono.

Le storie devono cominciare da qualche parte.
La mia è un disordine, una confusione di locali e scherzi che si rivelavano sbagliati; nomi e facce che si avvicinavano ad un occhio e ad un altro; notti che cominciavano col bere e finivano nell’amnesia; trascinandomi per gli aeroporti sulle mie mani e ginocchi; colpire i muri con nocche scoperte; teste rasate sui tetti sotto una luna rossa; ridere e urlare e – coinvolta proprio al centro di tutto questo – la musica; alta e copiosa e spontanea e rozza e bella ed eccitante. Mi devo ricordare. Questo è un libro sui Nirvana. Non su Kurt Cobain. I gossip, le teorie cospirative devono tutte essere spiegato in dettaglio e da gente molto più qualificata a parlare di queste cose di me – gente con un interesse acquisito nella storia e cambiando unità e per tenere il mito vivo. Era il maggiordomo. Ogni fan di Agatha Christie lo sa. Il maggiordomo lo ha fatto. Se non è lui, allora il baby-sitter era responsabile. Facile accesso, vedi. Le droghe hanno preso il loro dazio. Era ereditario. Deve essere stato il baby-sitter. Forse la responsabilità è della moglie. Parole vengono aggiunte ad altre parole fino a che la parvenza della realtà è svanita, soffocata da cinici scritti e aneddoti capiti meglio del passato.
“… i Melvins stavano andando in tour e così Kurt mi invitò. Dice, ‘Hey, ci hanno dato questi appartamenti in cui vivere, vieni in qualsiasi momento tu voglia, vieni per il weekend, Shelli è qui con Krist.’ Continuavano a chiamare e dicevano, ‘Quando vieni, quando vieni?’ Alla fine, decisi di andare un weekend. Ci mettemmo d’accodo di incontrarci a questo concerto dei Butthole Surfers/L7 all’Hollywood Palladium, e da lì saremmo andati agli appartamenti. Volammo, affittammo una macchina, ci perdemmo e finimmo al locale. Arrivammo molto tardi. Trovammo Kurt e Krist che erano super ubriachi. Aveva avuto anche una multa [per guida in stato di ebbrezza] quella sera o quasi metteva sotto uno nel parcheggio. Poi ricordo Courtney – qualcuno di cui avevo sentito parlare e letto per anni attraverso altra gente che conoscevo che conosceva lei o con cui era stata sposata. Era in giro…”
Questo è un libro sui Nirvana. Lo devo tenere a mente. Nirvana. I compagni di scuola Kurt Cobain e Krist Novoselic formarono la band ad Aberdeen, Washington durante la metà degli anni ottanta attraverso un mix di noia e amore per la musica. Non c’era molto altro da fare. La vita a casa faceva schifo; niente altro da fare se non guardare la TV – Saturday Night Live, The Monkees, film di tarda notte di bassa qualità. L’industria del legno che aveva aiutato ad espandere la loro città da molto si era spostata altrove alla ricerca di lavoro a basso prezzo. La vita era un susseguirsi di lavori precari, pulire stanze di hotel ed aspettare sui tavoli. Il punk rock fece un cenno – punk rock ed Olympia, Washington. Formare una band. Perché no? Se sembra buono, facciamolo.
“Vivevo ad Olympia quando avevo 20 anni, vivevo in una città dove ogni gruppo non aveva un bassista o c’era una pianola ed un cantante, o qualcuno che cantava con una cassetta registrata o solo con un chitarrista. Tutto quello che sentivamo dal resto del mondo era, ‘Non sei legittimato, non è vero rock ‘n’ roll,’ particolarmente dalla vicina grande città, Seattle. Ci deridevano tipo, ‘Non sapete suonare i vostri strumenti, non sapete cosa state facendo, non è rock ‘n’ roll.’ Nei giorni dell’hardcore, succedeva così che se non eri i Black Flag, o qualche derivato dei Black Flag, la gente ti derideva per dichiararti un punk rock. Oggi, i ragazzi vivono in un mondo dove le coppie in particolare sono alla moda come i The White Stripes e Lightning Bolt – entrambi grandi e piccoli, coppie o artisti di computer come RJD2 sono la norma nel mondo del dopo-Pitchfork. Noi abbiamo cominciato la battaglia che ha reso questo possibile. Io ridevo delle persone vecchie quando avevo 20 anni che dicevano che ci hanno aperto la strada e non posso aspettarmi che i ventenni di ora capiscano che i Godheadsilo lo hanno reso possibile per molte di queste band di oggi, o i Beat Happening o Mecca Normal. Hanno sofferto tutta la degradazione, il duro lavoro che non ha mai ripagato, gli anni di ridicolo, così che le altre band potessero…”
I Nirvana passarono attraverso molte formazioni e cambi di nome, perdendo e aggiungendo batteristi, cambiando città quando le circostanze lo imponevano – prima di ripulire la parte sbagliata della celebrità. Avevano un credo naive della potenza della spontaneità. Pubblicarono tre album durante la loro vita ed in un attimo cambiarono il mondo a qualche milione di persone. Apparsero molto su MTV, ed aiutarono a sostenere ed a reinventare una decadente industria musicale patriarcale che dichiaravano di disprezzare, così come i punk rocker fecero venti anni prima. Il Reading Festival, il palco principale, fu memorabile. Ci fu un benefit per le vittime si stupro bosniache al Cow Palace a San Francisco che fu magnifico. Molti piccoli tour suonati nei locali degli Stati Uniti, di Inghilterra e dell’Europa aiutarono ad affilare le loro tendenze distruttive. Kurt Krist e Dave. Kurdt Chris e Chad. Pat e Lori, Earnie Bailey il sempre sorridente tecnico delle chitarre, Alex MacLeod l’acerbo tour manager scozzese, Craig e Monte e Anton e Nils, Susie e Charles e Jackie e John e Janet e Danny, e Jon e Bruce della Sub Pop… molti nomi, certo, ma probabilmente non molti come nelle più grandi aziende che spostano milioni di unità nel mondo. Nirvana: che grande live band!
“Cominciammo a frustrarci e a rompere i nostri strumenti tanto, ma lo facevamo di nostra iniziativa. Fu probabilmente nel terzo concerto. Non l’ho fatto di proposito. Mi sono solo inserito in quello che stava accadendo. Ma fu bello. Non è stato tipo che abbiamo detto, ‘OK Krist, tu salti molto in alto e lanci il tuo basso in aria e ti fai andare al tappeto; e Kurt, ti stendi per terra e fai il verme.’ Era che eravamo così depressi e stanchi del grande rock – tutte le arene e gli effetti speciali e tutto quello che comportava non era quello che eravamo.”
C’è bisogno che le storie incomincino da un punto, ma comunque non lo fanno mai.
Questo è un libro sui Nirvana. I Nirvana erano un gruppo che ha capito la regola primaria del rock ‘n’ roll: che la spontaneità è nel cuore di tutta la grande musica rock, che dovete essere capaci di reagire all’istante delle circostanze e del contesto, che i cartelli e le televisioni che mordono il suono ci hanno condotto con la forza alla distruzione dei sensi. L’arte cambia continuamente. Per questo è arte. Non è lì che è documentata e guardata fissa in gallerie senz’aria e biblioteche. Eccetto che tutti hanno bisogno di una inclinazione. Tutti hanno bisogno di una storiella così che possano capire la loro situazione meglio. E qualcuno di certo merita un contratto sui diritti per il disegno su tutte quelle magliette…!
“Penso che sospettasse che lei lo stesse tradendo con Evan Dando e Billy Corgan. Era lei? Penso di si. Voglio dire, è chiaro tradimento. Hanno litigato e si sono mollati una notte? Questo conta per un marito che se lo chiede. Era una vera relazione? No, probabilmente no. Un intenso momento, e stiamo saltando qui, fu quando mi chiamò dall’Italia, ed io ero a Londra con Courtney. Eravamo in ritardo nel vederlo. Eravamo tre settimane in ritardo. Era molto serio e calmo e disse, ‘Lo so che non sei nel mezzo nelle nostre cose e so che non prendi posizioni, ma posso chiederti qualcosa da amico?’ Risposi, ‘Si.’ Lui dice, ‘Mi sta tradendo?’ Era serio, niente scherzi. Ricordo di aver pensato, ‘Penso di si,’ ma non lo dissi. Non lo sapevo con certezza e se avessi detto, ‘Penso, forse?’ Non credo che l’avrei salvato da qualcosa se avessi detto si.
“Ci stavamo preparando per andare in Europa. Andammo a Los Angeles per un paio di giorni perché doveva fare qualcosa. Immediatamente prese due bungalow allo chateau – uno per me e Frances, ed uno per lei. Noleggiò una macchina per me il secondo giorno. Dopo quelle che sembrarono due settimane, smisi di domandare quando ce ne saremo andati ogni giorno. Lei continuava a rimandare e dissi, ‘Bé, dimmi quando vuoi andare.’ Non ricordo per quanto stemmo lì, ma ricordo che chiamava, dicendo, ‘Stai tornando o cosa?’ Io dissi, ‘Hey, sto tornando. Quando Courtney è pronta per tornare, tornerò.’ Non ricordo quanto tempo stemmo lì, ma so che vidi la ricevuta dell’hotel quando ce ne andammo, ed era di 37,000 $.”
Devo tenerlo a mente. Questo è un libro sui Nirvana.

Dormivo e c’è il sudore che cola sulla mia maglietta, gambe che danno calci di fianco alla mia faccia quando un altro fan salta sul palco per scappare inseguito da cinque furiosi uomini della sicurezza, la luce del sole soffia tra gli occhi e le tempie che ancora fanno troppo male dalla notte prima, il corpo un miscuglio di tagli e lividi. Cosa capisci dalla tua breve vita? Hai toccato altri? Influenzare quelli intorno a te? Come? Perché? Era la musica, lo stile di vita, il destino che altre persone che non conoscevi o hai mai incontrato decidono di mettersi intorno a delle azioni ed interazioni? Queste al comando non possono sperare di capire i Nirvana: molti di noi non sono vincitori, non finiscono nello sfruttare il resto per tutto quello che valgono. Molti di noi lottano per cavarsela, confusi da quello che percepiamo essere lì fuori, la vita una serie di delusioni e smacchi. E’ così difficile capire l’attrazione dei Nirvana? Loro hanno catturato lo spirito del tempo: la disaffezione della loro generazione. E poiché Kurt si è suicidato, sono rimasti veri a quello spirito, risuonando di conseguenza a tutti gli adolescenti emarginati. Kurt Cobain non ha mai sorpassato il passaggio dall’essere un arrabbiato, adolescente tradito.
“Muori giovane, lascia un corpo di bell’aspetto,” recita il motto tradizionale con cui sono cresciuto. Kurt Cobain ha lasciato uno dei migliori corpi di bell’aspetto in giro.
“Sono stato un tossico per 10 anni. L’eroina ti fa dimenticare di qualsiasi cosa accada al mondo. Ti fa dimenticare del fatto che la tua band non sta ricevendo tanta attenzione quanto un’altra band, o che devi andare a lavorare gettando pesce vicino Pike Place Market. E’ un puro conforto. E’ bellissimo. E poi, ti si ritorce contro. E si, rubi la collezione di 45 giri della Sub Pop del tuo amico e prendi le borse delle vecchiette e rubi sul posto di lavoro. Prima vendi le tue cose, certo: non salti subito ad attività criminali. E abbiamo perso molti grandi amici e molti grandi musicisti per lei. Io sono stato fortunato: sono vivo. E ho smesso, alla fine. L’attrazione è strana, ed il pericolo coinvolto anche è strano, perché non è che noi non sappiamo che cosa sta accadendo, ma quando cominci, non pensi che ti influenzi. Siamo come pompose egoistiche teste di cazzo. Pensiamo che non ci accadrà.”
Questo è un libro sui Nirvana. Punk rock. E’ un libro sul tradimento di Olympia, e di come – proprio quando stai cominciando a pensare che c’è una luce alla fine del tunnel, che può essere possibile aiutare a cambiare il mondo per il meglio, così che quelli con la voce più bassa abbiano una possibilità di essere ascoltati – il mondo si alza e ti picchia in faccia. Le società vincono. Perciò ignorale. Non essere coinvolto. Stai fuori dal tradizionale, il convenzionale giorno dopo giorno e crea la tua comunità, le tue alternative che non hanno bisogno o cercare approvazione dagli adulti, il mondo esterno. La cosa più triste dei Ramones è il modo in cui il gruppo non è stato mai visto riconosciuto finché non sono stati inclusi nella Rock And Roll Hall Of Fame. Dopo due decenni con la loro visione, suono e carriera ostacolati, i Ramones si sentirono vendicati perché gli stessi responsabili teste di cazzo si sono degnati di riconoscere il loro talento molto dopo che ha finito di importare. La cosa più triste dei Nirvana è stata che l’industria interamente li ha abbracciati anche mentre faceva scherzi disonesti e insinuando alle loro spalle: Kurt Cobain voleva vedersi come un emarginato, ma quanto estraneo puoi essere quando vendi otto milioni di dischi?
“Kurt aveva una di quelle voci che possono parlare alla segreteria telefonica e farla sentire reale e convincente. I Nirvana mi hanno frustrato così tanto quando divennero famosi: come questa band ha potuto fare tanti sbagli quanti ne ha fatti? Una volta che fecero un po’ di successo, fu come, ‘Oh mio Dio, stai sbagliando tutto!’ Non mi è mai piaciuta la produzione in Nevermind, sembra come il rock anni ottanta. Non mi piace la batteria di Grohl dopo tutto. E’ un picchiatore, batterista martellante. Mi piacciono le cose con più finezza. Mi piaceva la batteria di Chad per i Nirvana, un po’ più trasandato e un po’ perdente. Dondolava di più.”
Questo è un libro sui Nirvana. Dimentica le melodie o i virtuosismi o immagini o marketing o qualsiasi di quelle cose dei libri. E’ importante, ma chiunque lo può fare. E’ solo ricerca. Se non puoi reagire alla situazione ti ci trovi dentro – che sia saltare sulla schiena di un buttafuori che sta disturbando uno dei tuoi fan, stoppare un canzone perché la folla sta cantando, o cambiare l’inizio della tua canzone più famosa per renderla irriconoscibile – allora forse non dovresti stare su un palco dopo tutto. Suona per te e per tua madre nel salotto, trascorri gli anni affilando le tue cose in uno studio di registrazione con luci leggere e pannelli di legno, ma non fingere di essere un gruppo rock live. E’ la sottile linea che separa il mediocre dal grande, i The Vines dai The White Stripes, Coldplay da Oasis, gli sciccosi grunge da passerella (Offspring, Muse, Alice In Chains) dai Nirvana. CD e video ingannano: non possono mai sperare di ricatturare quello che provi quando vivi qualcosa dal vivo, sangue che colpisce la testa, capelli arruffati, appiccicosi. Sono solo documenti, sbiadite istantanee di un periodo che sta scomparendo troppo velocemente dalla memoria, conservato solo su nastro e nel suono digitale e negli speciali Dietro Le Quinte…
“Non avevamo contratti. Il comportamento usuale era una stretta di mano, ma su ed oltre questo, non avevamo soldi per avere un avvocato. Ripenso alla firma con i Nirvana e qualche volta mi sembra orchestrato divinamente. Per un qualche motivo, non ero a casa quando Krist arrivò quella sera. Ero dai miei vicini, e per qualche ragione decisi, ‘Ho bisogno di uscire dalla casa.’ E nel momento in cui uscii, Krist arrivò. Se fossi uscito dalla casa un minuto dopo non lo avrei incontrato, e si sarebbe risvegliato sobrio il giorno dopo e probabilmente non avrebbe minacciato di picchiarmi per il contratto. Le piccole cose formano le grandi cose. Ma lui chiese un contratto ed era intimidatorio. Era ubriaco e grande e molto aggressivo. Così chiamai Jon e dissi, ‘Devi far firmare a questo ragazzo, perché è arrabbiato. E’ qualcosa che doveva accadere.’ Krist era nella stanza mentre parlavo, ‘Prendi il contratto. Questo ragazzo mi farà il culo, OK?’ Così andò in biblioteca fotocopiò un contratto da qualche libro, e usò dei bianchetti e inserì dei nomi. Era un contratto da 10 centesimi senza avvocato. Quando firmarono nell’ufficio, ricordo di aver pensato, ‘Questo potrebbe essere un momento importante.’ Era la prima volta che la Sub Pop metteva sotto contratto un gruppo.”
Una volta che persero il loro quarto membro temporaneo, i concerti dei Nirvana erano cupi, geniali, un miscuglio di emozioni sfocate e corde rovinate – Chad Channing picchiando in un senso e nell'altro il tamburo come se fosse Dale Crover, Krist perennemente ubriaco e seminando il caos, Kurt che invitava amici distrutti sul palco per cantare mentre lui si sedeva dietro la batteria e cominciava a criticare le obiezioni del pubblico nel silenzio. I finali venivano rifiutati, suonati senza corde o chitarre perché tutti gli strumenti erano distrutti, mossi in stridenti astrazioni si suono. I Nirvana su disco erano il più piccolo delle preoccupazioni di ognuno… quando una così divertente band live divenne famosa?
“Oh, c’erano sempre una guerra del cibo. Era inevitabile. Questi ragazzi erano come bambini. C’era lancio di uova, guerra del cibo, mettere CD nel microonde, era proprio ridicolo. Dopo che ci buttarono fuori dal party di uscita di Nevermind andammo tutti a casa di Susie e vestimmo i ragazzi dei Nirvana con gonne e gli mettemmo il trucco addosso e ballammo intorno alla casa e penso che fu la notte in cui Kurt stava tirando uova fuori dal porticato di Susie verso le macchine dei vicini. Kurt Bloch fece una grossa montagna di CD nel salotto e la gente cominciò a correre verso loro. C’era una bottiglia di medicinale sul frigorifero, e Kurt ed io la vedemmo e dicemmo, ‘Oh! Questo sembra bello!’ Così prendemmo il resto della bottiglia, ed io e lui decidemmo che sarebbe stato divertente saltare dalla finestra della camera sul tetto del garage affianco la porta. Ricordo di essermi seduta su quella finestra ridendo e ridendo, e poi Susie o qualcuno non ci lasciò saltare ed eravamo scocciati, molto arrabbiati che qualcuno non ci avesse lasciato fare qualcosa di così ridicolo. Il giorno dopo Dylan venne e prese Kurt per andare a sparare con i fucili. Erano soliti comprare grossi pezzi di carne al negozio, grandi prosciutti, ed andare nel bosco e…”
BASTA! BASTA! Questo è un libro sui Nirvana. Voi non volete aneddoti, dicerie. I diari dovrebbero rimanere personali. Vi siete mai fermati a pensare che ci potrebbe essere un essere umano al centro di tutto questo? Che non tutto dovrebbe essere di pubblica proprietà? Pensa a tutto quello che state dicendo, con tutti i discorsi di cospirazioni, di droghe, di argomenti e sfruttamento. I Nirvana erano un gruppo. Una fottuta grande live band che in più ha beneficiato di qualche giudiziosa produzione radiofonica ed il fatto che il loro cantante avesse gli occhi azzurri. Tutte le altre cose sono secondarie. Ascoltate la musica. Ascoltate la musica. Perché sentite la necessità di sapere di più?
Ricordi se Kurt ha detto qualcosa su Courtney quella sera?
“Era una sorta di borbottii su di lei. C’era un discorso su di lei che provasse a portarlo con lei ma lui non volle. La mia amica Alex conduceva un giornale allora, e recentemente mi ha mandato una e-mail con un frase di Kurt di quella sera che potrebbe essere su Courtney: ‘Voglio incontrare una donna due volte intelligente e metà logorata di quanto lo sia io.’ Così tornammo all’appartamento e fu tranquillo per un po’ e poi il caos prevalse. C’era un inglese ubriaco lì e camminava tra i cespugli. Non ricordo perché eravamo fuori, ricordo solo questo ubriachissimo ragazzo inglese che urlava, ‘Io amo Courtney Love. Io amo Courtney Love.’ Poi cadde nel cespuglio e lo dovemmo tirar su. ‘Io amo Courtney Love. Voglio sposare Courtney Love.’”
Rimaneste svegli per tutta la notte?
“Bé, Krist cominciò a tirare mobili dalla finestra. Tirò un posacenere e colpì Alex alla testa durante la sua traiettoria. Cominciò a piangere e chiese scusa. Ricordo che l’appartamento fu distrutto. Krist era il più grosso e perciò poteva prendere le cose più grandi: il tavolino e i divani. Il giorno dopo Alex ed io andammo a Hollywood. Comprai una chitarra. Avevo un vecchio tatuaggio che volevo venisse coperto per sempre. Ci fu una grande festa con Jennifer delle L7, ma Kurt non volle andare, così lui ed io restammo a casa e guardammo la TV. Voleva finire le parole delle canzoni e guardammo un bel cartone che ci impressionò – Night Flight. E poi lui scrisse qualcosa.”
BASTA! BASTA! Questo è un libro sui Nirvana.
“Il vestire non era un grande problema a Seattle. Ancora non lo è. C’è una foto di un pubblico del ’83, che io chiamo ‘cani randagi da ogni paese’. Non c’è un uniforme senso di stile. C’è un po’ di hippie, del glam, c’è la giacca militare, c’è la giacca di flanella. Un ragazzo indossa una giacca di pelle con una spilla di Sid Vicious, un po’ di punk. Ci piacciono i vestiti dei negozi dell’usato. Era un’unione di cose. Cominciò a dividersi per campi. Il campo dei Mudhoney era più in pantaloni a tubo e vecchie magliette. Un po’ più garage rock.”
BASTA! BASTA! Questo è un libro sui Nirvana.
“Mentre stavamo facendo i demo, arrivarono i poliziotti. Fu la sola lamentela per il rumore che avemmo allo studio in cinque anni. E’ un vecchio palazzo, con pareti triple. E’ insonorizzato. E Dave era così forte che ci fu una lamentela da una casa tre porte lontana. Ero fuori a parlare con la polizia. I poliziotti dissero, ‘Ragazzi dovete abbassare il volume.’ Stavo per dirgli, ‘Sapete chi sono i Nirvana?’ Stavo cercando di spiegare ai poliziotti che avevo lì i Nirvana, e cercavo di spiegare ai Nirvana che avevo fuori la polizia. Pensai, ‘Proprio ora doveva venire la polizia – sto facendo i demo per i Nirvana. Gesù Cristo, divento pazzo!’ Cosa dirò al gruppo? Dobbiamo fermarci? E’ uno studio! Lo studio è lì fin dagli anni settanta.”

Niente di questo è accaduto, e Kurt è ancora lì da qualche parte, rifugiandosi sotto un ponte nell’America operaia ridendo di tutti noi.
“Bene, cominciamo con questo: pagina 185. Dice che ho detto, ‘Kurt mi ha detto, “Guarda! Puoi vedere le loro piccole braccia e pezzi galleggiare nella vasca.”’ Parlando dei girini che abbiamo portato dalla cava e che aveva in un acquario nell’appartamento. E lui dice, ‘Un giovane uomo che era solito salvare gli uccelli con le ali rotte ora si sta divertendo a guardare i girini che vengono divorati dalle tartarughe.’ Kurt non ha gettato i girini nella vasca pensando che venissero uccise dalle tartarughe. Voleva che crescessero per diventare rane. Ci fu un equivoco da parte sua perché probabilmente avrebbe potuto capire che sarebbero state divorate dalle tartarughe e, si, mi indicò i pezzi, ma non direi che si stesse divertendo, direi che ne era disgustato. E poi gettò quelle cose nel retro e, si, fu irresponsabile, ma non direi…. Voglio dire questo lo fa sembrare un po’ sadico. Che è completamente sbagliato.”
Ora è abbastanza.
Questo è un libro sui Nirvana. Un ragazzo che prendeva droga e si è suicidato. Una ragazzo che cominciò a guardare fuori dalle arene rock per soddisfazione e si è dato alla politica. Un ragazzo innamorato del rock ‘n’ roll e che è rimasto lì. Un ragazzo che non ha mai lasciato casa e ancora è su un’isola con sua moglie e suo figlio, costruendo studi in aria.
Benvenuti nel mondo dei Nirvana.

*Tratto da "Nirvana: The True Story" di Everett True, casa editrice Omnibus Press

January 15, 2007

‘Nirvana’ Photographs By Steve Gullick e Stefen Sweet (Introduzione)

LA GENTE DICE CHE I FOTOGRAFI NON MENTONO. CHE STRONZATE.*

E’ raro che io riconosca qualcuno dalle foto. Il modo in cui qualcuno ti lancia uno sguardo, la macchia dell’ombra dell’occhio, il muoversi dei capelli… queste sono le ultime cose che noto di una persona, gli ultimi punti di interesse per me. Che importa qual’è il modo in cui qualcuno invade il tuo spazio, la cadenza nella sua voce quando parla della nuova compilation dei Pixies, la risata nervosa. Io sono un critico musicale. Sento la voce della gente.

Trovo quasi impossibile riconoscere le persone dal loro apparire, anche persone con cui ho speso molte ore insieme e per cui ho assorbito accuse sbagliate. Il modo in cui qualcuno batte le sue palpebre, il modo in cui i pugni sono chiusi e aperti, l’ombra che una chitarra fa quando è alzata in aria per essere spaccata sul pavimento… non ho mai notato questi aspetti della vita. Se lo avessi fatto, forse sarei stato Stephen.

Qui c’è il mio ruolo nei libri di storia. Li odio. Cazzo come li odio.

Odio qualunque cosa significhi che qualcosa cessa di esistere. Non voglio lasciarla andare. Non mi piace l’idea che un momento nel tempo può essere catturato, fermato – in altre parole, diventa un momento nel tempo. Che cosa erano i Nirvana? Una celebrazione di quello che è stato di glorioso nelle nostre vite. Come può essere catturato in un paio di frammenti granulosi? Non si può. Lo so. Ogni risonanza del fotografo resta con il ricevente, anche se qualche volta può aiutare a portare nell’imbroglione sollievo altrimenti ricordi ed idee confuse. Amo le foto in questo libro perché Steve e Stephen erano parte della mia crescita e della vita attraverso la fine degli anni ottanta e novanta. Li odio perché non avrei mai pensato che mi sarei trovato in un museo finché non ero vecchio abbastanza per portare la mia foto di Zimmer in giro. Vivi e impara.

Come on over and do the twist / Overdo it and have a fit / Love you so much it makes me sick / Come on over and shoot the shit’ – Aneurysm

Queste due parole: Olympia e Nirvana. Stanno bene insieme, no?

Musicisti, quando chiedevo che cosea alcune canzoni significassero per loro, qualche volta rispondono pieni di verità e ricordano lo studio in cui è avvenuta la registrazione, il take-away cinese in cui hanno mangiato prima, il numero di volte che ci è voluto per avere un particolare timbro di suono. Posso essere d’accordo ma mi piace il mio glamour. Non voglio la mondanità. Inventa una storia! Divertimento! Sei in una fottuta industria dell’intrattenimento, dopo tutto. La vita si basa sulla percezione. La realtà è quello che conta.

Di sicuro, potrei raccontarti delle storie sui fotografi di questo libro.

Novembre 1993. Mi sono perso nel Massachusetts. Arrivo ad un piccolo, quasi non illuminato aeroporto nel mezzo del nulla. Una macchina a caso si annuncia un taxi e mi porta all’interno nei boschi. Immagina il mio sollievo quando vedo le luci intense di un palazzo dell’hockey luccicare nell’oscurità. Salgo dalla porta e mi presento. Sono Everett True! Il backstage è scomodo ed intimo come sempre, qualche musicista seduto, le solite facce di benvenuto tra la troup. C’era Steve Gullick? Non ne ho idea. Le foto indicano che c’era. Era strano che eravamo lì alla fine. Non stavamo facendo un servizio per la cover di Molody Maker. Non stavamo lavorando per nessuno. Kurt aveva detto con me di ‘venire come un amico, non come un giornalista’, se volevo viaggiare con i Nirvana di nuovo. Così chiesi a Steve di fare delle foto appropriate – foto che gli piacevano, niente di fascinoso, il suo solito genio. Era con il cantante dei Mercuri Rev David Baker, un fatto che dopo dispiacque a Kurt. Io ero con il cantante dei Sebadoh Lou Barlow, un fatto che dopo piacque a Kurt.

Bethlehem e Springfield erano le due località dove Kurt tentò la mia presenza sul palco – urlando nel microfono, cercare di tener testa con la chitarra da mancini di Kurt messa sulle mie spalle all’incontrario, memorie dell’avviso del tour manager Alex McLeod che sarei ‘morto’ se l’avessi distrutta come l’ultima volta. I ragazzi ci guardavano confusi, e Pat Smear si godette le mie azioni false punk come il proverbiale Cheshire. Springfield è dove è stata fatta la mia sequenza favorita di foto dei Nirvana. Steve ha lavorato da Dio, rilassato per una volta, mentre io cercavo di sembrare cool e ho fallito miseramente. Dopo, molti di noi hanno celebrato la nostra affinità facendo un party Queen sul tour bus, dove Krist presentò Steve con un frammento di uno spezzone televisivo per aver fatto la migliore imitazione di Freddy Mercury. Questi concerti erano molto belli. I Bredeers e gli Half Japanese a supporto, Lori suonava un bel violoncello e qualcuno faceva anelli di fumo. Tutti stavano molto meglio di come era stato riportato allora, anche se Kurt viaggiava in un bus diverso da Krist e Dave. Quando arrivammo a New York qualche giorno dopo – Steve volò via, sicuramente per spezzare qualche altro cuore – Kurt mi offrì il pavimento della sua stanza per dormire, ed insistette nel farmi cantare al concerto di quella sera, anche se la mia voce se ne era completamente andata. La mia performance fu in seguito descritta come ‘veramente terribile’. Alex, senza volerlo, fu il migliore tour manager che una band avesse potuto avere.

Ho viaggiato spesso con Steve e Stephen. Tra noi tre probabilmente abbiamo documentato la carriera dei Nirvana più di qualunque altra squadra di giornalisti. Questo significa. Abbiamo preso aerei per l’America, corso rampanti in qualunque bar che incontravamo e con qualunque musicista degnava di divertirli, ed in qualche modo cercavamo di registrare quello che stava succedendo. La gente ricordava quello che avevamo fatto in seguito. Perché? Non ne ho idea, ma forse aiutava che non nascondevamo la nostra individualità. Sembra che il music business è impegnato costantemente in un lungo combattimento per nascondere l’individualità dei suoi protagonisti. Tutto diventa smussato, tutto angoli taglienti e angoli rimossi così non disturbato, specialmente al livello in cui i Nirvana si sarebbero ritrovati. Non c’è posto per l’umanità, ed ogni anima è scoraggiata. Forse questo è perché noi tre stavamo così bene con Kurt, Krist e Dave e qualcuno di quelli intorno. Non ci piaceva fingere persone che non eravamo.

Ci sono foto in questo libro che catturano l’essenza dei Nirvana meglio di quella che avessi mai sperato di fare nella mia scrittura, ma sarei dannato se andrei a dire queste cose. Momenti di debolezza, questo è quello che molta gente cerca. Kurt suona la sua chitarra nel backstage a Springfield. Qualcuno accende una sigaretta di qualcun altro. I tre musicisti sprecano il tempo giocando su un letto al Dalmacia. Krist guarda concentrato. Un gruppo di amici lo fotografa per la camera. Non me ne frega niente.

Dicembre 1989. Tutto l’anno è trascorso in una frenesia di speranza e desiderio. Non potevo credere che così tanti amici americani dai capelli lunghi volevano festeggiare con me. Nella notte del tre, c’erano molti di noi che stavano al lato del palco del London Astoria, aspettando di saltare nella folla durante un momento lento nel concerto dei Nirvana. Dovemmo aspettare un po’. I Nirvana dovevano essere la band di apertura del Lamefest della Sub Pop, ma che importa. Nessuna fanfara, nessuna luce, niente ghiaccio secco, solo un suono che strappava via i nostri cuori. Kurt era, come il Sig. Sweet scrisse, ‘in un vortice di terrore e gentilezza, [e] camminava come se non esistesse niente tranne che suonare e cantare.’ Stanco di aspettare, il gruppo del backstage decise di saltare fuori dal palco comunque – il PR della Sub Pop Anton Brookes, il giornalista di Sounds Keith Cameron, Matt Lukin dei Mudhoney, la montagna umana Tad Doyle ed io. La folla partì come un tutt’uno quando vide Tad che caricava verso di loro, ed il cantante pianò disteso sulla testa dello sfortunato bassista, che poi dovette essere raccolto dal pavimento. I Mudhoney furono impareggiabili quella sera, al picco del loro rude potere. Tad era un feroce intrattenitore come sempre. Già c’era qualcosa di così confuso e contrario dei Nirvana, non puoi aiutare ma fare attenzione.

Ottobre 1990. Ogni rock band emergente USA stava al Dalmacia, particolarmente quelle seguite da Anton. Situato nel Bush di Shepherd, era famoso per chiudere le porte ai gruppi che ritornavano troppo tardi. Non era certo il Four Seasons. Nel periodo in cui Stephen fece questi scatti, i Nirvana erano già stabilizzati nel circuito del UK live. Kurt recitò da rock star scocciata verso Stephen, rifiutando di cooperare verso qualcuno che vedeva come parte della macchina dell’industria musicale. La situazione fu salvata solo dal solito buon umore di Krist, che scherzava con il copriletto… ed il fatto che Stephen non era come Kurt lo aveva descritto. Il concerto al Nottingham Polytechnic fu di un raro divertimento. Stephen ed io eravamo eccessivamente ubriachi. Kurt mi fece salire sul palco alla fine con la band alla voce e alla chitarra mentre lui e Krist colpivano la batteria. La folla guardava confusa, ma entrarono alla perfezione nello spirito della festa quando i due musicisti dei Nirvana finirono con distruggere gli strumenti. Dopo, i Nirvana convinsero la loro band di supporto le L7 che Stephen ed io non eravamo giornalisti lì per intervistarli, ma solo degli amici e perditempo. Ragazzi, come se la presero quando scoprirono la verità.

Partiamo dal principio. Anton Brookes della Bad Moon PR mi spedì una manciata di singoli della Sub Pop alla fine dell’ ’88. Mi piacquero, ritrovandomi a ballare come un fan dei Birthday Party sul tavolo nella stanza delle recensioni del Melody Maker, specialmente i tre sacri dei Mudhoney, Nirvana e U-Men. Anton volle un paio di giornalisti per volare a Seattle nel febbraio 1989 per coprire la nascita della scena di Seattle. Volle i Stud Brothers, iconoclasti colleghi miei (e migliori scrittori, allora). Erano due di loro, troppo costoso. Perciò andai io.

In quel periodo, divenni editore delle recensioni al MM. L’editore artistico Brett Lewis mi istruì di portare qualche nuovo fotografo. Era più grande e irascibile di me (tirava anche dei cazzotti se rovinavi le sue droghe), così obbedì. Uno di questi ragazzi era uno studente drammatico e pulitore di finestre chiamato Stephen Sweet. Successe che stavo uscendo con una studentessa d’arte a Newcastle, e a Geordie Stephen qualche volta mancavano i suoi vecchi amici e famiglia. Era indulgente con le mie fantasie di essere una rockstar non denunciando le miei buffonate, perciò finimmo col fare molti viaggi a nord insieme.

Settembre 1992. Stephen ed io dobbiamo fare un viaggio in taxi di due ore in LA per un polveroso magazzino pieno di costumi ammuffiti del diavolo e dell’angelo perché stavamo pensando che Kurt e Courtney insieme sarebbero stati una perfetta copertina di Natale per Melody Maker. Nostro sbaglio. La coppia fu d’accordo con una intervista insieme semplicemente perché sono io ed io li ho fatti conoscere, ma posare insieme? No. Stephen è troppo gentile per insistere o essere spione, ma Kurt disegna Diet Grrrl sullo stomaco di Frances Bean e lui e Courtney posano separatamente con la loro bambina, perciò gli ufficiali giudiziali restarono alla sua porta per qualche mese. La sessione e l’intervista avvennero alla casa hollywoodiana della coppia, situata a metà di una collina con un ascensore. Il mio amico Eric della band di Courtney è lì, divertendo Frances. Un album di Mavis Staples è messo all’inizio della collezione di dischi di Kurt. E’ metà sveglio quando arriviamo, ma Courtney è tanto viva e puttanella come sempre. Per l’intervista divido il letto con la coppia, aprendo le lettere dei fan e guardando Ren & Stimpy alla televisione. Questo successe il pomeriggio. Non ricordo cosa successe a Stephen. Forse il servizio fotografico avvenne in un altro pomeriggio. Sedie di vimini furono coinvolte, forse. Comunque, avemmo l’esclusiva e fu molto simpatico, te lo posso dire.

Cominciai ad usare Steve Gullick per Melody Maker nel 1991. Fu perché Stephen ed io ci sentivamo in colpa per aver bevuto nel mini-bar della sua stanza d’hotel di Valencia la prima volta che ci incontrammo. Lo stesso viaggio, tutti noi ballammo sul palco di fronte a 500 ragazzini spagnoli, molto alcool e delirio – e Steve era probabilmente uno dei pochi alla nostra festa quel weekend che non mi tirò un pugno. (Non come Stephen.) Lo devi ammirare questo. Quando ci incontrammo di nuovo, fu a Blackfriars Bridge vicino la King’s Reach Tower e Steve aveva appena sentito che il suo giornale, Sounds, aveva chiuso. Mi piaceva e mi piaceva Sounds. Perciò gli chiesi di venire a MM. Come non avrei potuto? Steve scattava con una intensità che poche persone nelle loro menti giuste avrebbero potuto mai ottenere. Era non rasato, giovane, e fascinato nella sua anime (i.e. decente). Anch’io mi stavo sbattendo. Erano le 10 del mattino e ancora non avevo bevuto niente.

Agosto e Settembre 1991. L’anno precedente è stato stupendo, ma il ’91 era ancora meglio. I Nirvana avevano raggiunto la punta del loro successo personale, abbastanza grande da attrarre l’attenzione ma non troppo grande da suonare in locali piccoli. Distruggevamo insieme le stanze d’hotel. Mi fiondai nel loro camioncino del tour. Fui trascinato sulle spalle di Krist per miglia a LA con una borsa di plastica tenuta intorno ai miei orecchi per raccogliere il vomito. Nevermind fu registrato, e anche se la sua produzione ora suona come i Motley Crue meno offensivi, ci ha certamente sbalordito in quel momento. La performance al Reading Festival fu eccellente ed anche divertente. Non era ancora il 1992 (significa che il management dei Nirvana non aveva ancora bannato ogni persona a cui avrebbe potuto piacere la band dalla loro vicinanza – eccetto me, certo) e Steve poteva accedere al palco mentre Kurt faceva il suo solito casino. Si lanciò sulla batteria, cantò con Eugene dei Vaselines e vagabondava nel backstage con il braccio al collo.

Incontrai Steve, ed i Nirvana, di nuovo a NYC. Steve era lì per fare la copertina degli Candyskins per MM con un future editore del Select, ed io stavo rischiando il mio braccio come al solito – volato in America sotto false pretese perché che avrei portato un’intervista dei Nirvana ai miei editori che avevano finalmente cominciato a capire quanto grande il trio di Aberdeen (NON di Seattle) stesse per diventare. Ero lì per intervistare le Breeders. Non sapevo neanche su che costa dell’America i Nirvana fossero in quel momento. Così successe che i Nirvana stavano suonando al Marquee Club di New York la sera dopo che arrivai, cosa che Steve ed il suo collega mi informarono alle 4 del mattino quel giorno. Tutte le chitarre di Kurt rotte e forse anche il basso di Krist, e per la fine, Mr. Cobain finì col cantare alla batteria di Dave. Come Mr. Gullick memorabilmente rimarcò al tempo, ancora suona come un fottuto coro. Presentai Kurt a Kim Deal, poiché era un grande fan dell’album Pod delle Breeders. Mi invitò a viaggiare con la band, e cantare e ballare e bere e parlare e fare tutte queste cose insieme coperto di viola. Fu un bel periodo.

Non mi piacciono molto i fotografi. Non capisco la loro utilità. Mi confondono e mi stupiscono, e non in una maniera positiva. Ho sempre sperato che lo scopo di tutto il mio scrivere fosse un’istantanea sfocata di un momento che in tutta probabilità non successe mai, certamente non nel modo in cui la mia mente lo ricorda. I fotografi non hanno nemmeno il dono di essere così. Sono troppo nel particolare per i miei gusti. Che importa. Mi piacciono le foto dei due Steve perché, insolitamente, penso che nessun altro avesse potuto prenderle. Mi stai dicendo che avrebbe interagito con qualche fottuto politico o camaleonte senza’anima allo stesso tempo? ‘Fanculo. Senza dubbio si fidava di Stephen e Steve perché erano con me, ma certamente non era l’unico segreto dietro queste fotografie. Steve e Stephen hanno l’anima, e che l’anima è evidente in ogni pagina che sfogli qui, disinteressato del tuo confort moderno.

Giugno 1992. Mi sono rasato la testa, risultato di una scommessa da ubriaco sul basket con i Urge Overkill a Chicago una settimana prima. Courtney era con noi nel tour scandinavo, cosa che non piacque molto a Krist e Dave. I tre di noi – Kurtney e io – camminavamo lungo il perimetro del recinto esterno dello stadio, confiscando bootlegs e creando disordine. Dopo, fui l’unica persona autorizzata ad entrare nella camera d’albergo della coppia. L’intervista tra i tre membri dei Nirvana fu tesa. Era come se era la prima volta che i tre comunicassero da mesi. Kurt non volle che Steve lo fotografasse con i nuovi capelli spuntati, perché non voleva essere riconosciuto allo postazione dei Nirvana del Reading Festival che sarebbe arrivato qualche settimana dopo. La coppia arrivò ad un compromesso, che includeva Steve che disegnava i capelli lunghi su Kurt nella fotografia live che fu usata in Melody Maker per accompagnare una delle recensioni più dannatamente belle che avessi mai scritto.

Ricordo di sentire il suono della band di supporto Teenage Fanclub che si riscaldava con una copertina Big Star sul palco all’aperto di fuori, ed in contrasto con il soundcheck dei Nirvana, un membro della crew faceva le parti vocali di Kurt poiché non si era fatto vedere. O è un comportamento normale per la grandi band? Gullick ed io portammo il resto della crew e la band, meno Kurtney, su una collinetta dove passammo il tempo e ridemmo. Tutti suggerimmo che potevamo uscire e suonare. Dopo, tutto l’entourage, inclusi i Teenage Fanclub e condotti dal tecnico delle chitarre Big John (formalmente degli Exploited), si divertì al karaoke fino a molto tardi in verità. Il giorno seguente, vidi un cover band ‘grunge’ in un bar locale fare fiduciose interpretazioni di tutti i classici popolari – Soundgarden, Stone Temple Plagiarists, Pearl Jam – tutti tranne i Nirvana. L’ultimo cantavano in una voce ‘femminile’ intonata alta. L’illazione era ovvia. I Nirvana erano froci.

Ho viaggiato spesso con Stephen e Steve per raccontare i Nirvana. Se scrivessi questa frase abbastanza spesso forse otterrei un certo ritmo e stile e poi potremmo alla fine cambiare argomento.

Luglio 1993. Di nuovo New York, e Stephen ed io stavamo assistendo ad un altro New Music Seminar. Non ricordo se era quello in cui mi intrufolai con un pannello con un paio di occhiali da sole luccicanti e a testa rasata, mi scolai un intera bottiglia di vodka rifornito dalle ragazze della fanzine Ben Is Dead, e lanciando insulti a tutti quelli che stavano per un ora intera. Forse. Melody Maker alla fine mandò gli Stud Brothers per finire il lavoro che gli era stato promesso molto tempo prima, e Stephen stava facendo le foto. In uno degli scatti, Kurt sta leggendo la mia recensione di MM del concerto Neil Young/Pearl Jam che dopo causò il nemico acerrimo Eddie Vedder a infuriarsi in un intervista di Q. Mi sedetti nell’ingresso dell’hotel di NYC dei Nirvana e aspettai Kurt che avesse fatto con tutti questi noiose interviste così che potevamo uscire. Poi, molti più giornalisti affermati tentavano di parlare con me (cosa che certamente non importa più ora). A mia insaputa, Kurt stava maltrattando i miei amici, di nuovo contando alla rovescia i minuti in cui a Stephen fu permesso con la band, ma fanculo a queste manie da rock star. Sapevamo chi eravamo e che anima avevamo, e non ci chineremo mai per fare qualcosa di merda come MTV Unplugged. Stephen fece dei bei scatti sotto violenza nell’orribile disciplina dell’ora dell’industria musicale., sull’angolo della West 42 prima che diventi tutto Disney. Non che avessi bisogno che te lo dica.

No, non voglio nessuno di questo. Tutto quello che volevo fare nel mio scrivere era catturare l’entusiasmo che provavo per la musica, l’entusiasmo che ha mosso le mie gambe a prendere strane direzioni mentre guardavo le band. Forse questo è il fattore di motivazione di Steve e Stephen. Lo sospetto fortemente. Altrimenti, perché mi avrebbe importato di viaggiare con la coppia così frequentemente? Giocavamo a Tetris nei viaggi d’aereo, Tetris e cribbage – e nessuno dei fotografi potuto non bere quando veniva lo spirito. Se lo avessero fatto, mi avrebbe dato ragione per riflettere. Ci occupiamo dei nostri simili, e questo includeva i Nirvana. Il sentimento era reciproco, ne sono sicuro. Venivo da Olympia e così Kurt e Krist, e perciò ci capivamo uno con l’altro. Perciò queste foto funzionano dove molte altre no. O forse è solo una mia percezione – ero lì, ricordi? Forse tutto questo è inutile. Non ho un modo per raccontarlo.

Dicembre 1993. Un infelice Kurt mi dice che ha dovuto escludere i Tad dal tour americano dei Nirvana per un litigio tra la ragazza di Tad e la sua. ‘Che cosa avrei dovuto fare?’ mi continuava a chiedere. Steve ed io siamo in città con Anton di nuovo, cercando di organizzare un incontro per la copertina natalizia del Melody Maker tra Kurt ed Eddie, bacio e trucco. I Pearl Jam vilmente rifiutarono di suonare allo speciale di MTV al Pier 48 all’ultimo minuto, perciò eravamo liberi di girare per ore. Fumammo marijuana con i Cypress Hill e soffocammo gli sbadigli nella direzione del pomposo management di MTV. Alla fine, preparammo un intervista con Kurt e Kim Deal. Steve fece precisamente dodici foto per fare la copertina, ma questa volta lo sbaglio è con Kim stonata, non Kurt. Il concerto fu bello. Non mi è mai piaciuto l’angelo della cover di In Utero, sebbene è pretenzioso, ma non volevo far scoppiare il sogno di nessuno. Eric degli Hole, il babysitter Cali DeWitt ed io tentammo di farmi salire sul palco durante il set della band indossando una maschera di Eddie Vedder, ma il management subitoci fermò da tali scemenze. E’ l’ultima volta che Steve ed io vediamo Kurt vivo, anche se il cantante mi telefonò a casa qualche giorno dopo natale, ricordandosi di un discorso enfatico anti-natalizio che gli avevo fatto a lui e Kim. ‘Sei l’unico dei nostri amici che abbiamo pensato che ci sarebbe stato,’ gridò, ridendo. ‘Come stai? Ancora miserabile? Buon fottuto Natale!’

Questo è un libro di immagini dei Nirvana, fatto da due uomini con anima e attitudine. Sì, questa è una raccomandazione.

*Tratto da ‘Nirvana’ Photographs By Steve Gullick e Stefen Sweet, introduzione di Everett True.